Pubblicazione n. 10
Lo scontro civile: imprevisto o cercato?
Ruolo dei media
Se lo scontro civile sul covid esiste, ed è stato impiantato e alimentato in primis dai media e in seguito dalla politica, è spontaneo chiedersi: questo fatto è stato voluto, premeditato, o è venuto fuori da sé, in assenza di una precisa progettazione dello scontro stesso? È difficile credere che qualcuno di definibile abbia sin dall’inizio della vicenda progettato a tavolino un’informazione che mirasse allo scontro civile per come si è realizzato ad oggi. Si tratterebbe di spin doctors, redattori, politici, giornalisti, che sin da principio abbiano scelto un modo di raccontare il covid che fosse artatamente divisivo, per attirare al massimo l’attenzione pigra degli italiani – come abbiamo visto su – al fine di farli aderire il più possibile alle precauzioni (o comunque per farsi seguire il più possibile dal pubblico). Poco credibile, anche perché l’intera vicenda ha avuto notevoli sviluppi nel tempo: nessuno – per quanto se ne sa – nel marzo 2020 poteva prevedere come la pandemia si sarebbe diffusa all’intero pianeta, quali le oscillazioni a ondate che avrebbe realizzato in Italia, quali le chances di giungere a un vaccino, ecc. Nessuno aveva punti di riferimento sufficientemente fermi per potere progettare a tavolino, sin dall’inizio, una campagna mediatica ad hoc (ovviamente escludendo in partenza tesi marcatamente complottiste, qui non tanto e non solo per incredulità, ma perché comunque non disporremmo noi di elementi definiti e affidabili per poterne trattare in modo compiuto). Per cui l’evenienza più probabile, a nostro avviso, è che, in Italia, nella prima fase, una campagna ad hoc non sia stata per niente progettata. Ciò vuole dire che i media hanno trattato il covid come una qualunque altra notizia sensazionale: si sono buttati a capofitto su questo argomento seguendo motivazioni prettamente mediatiche, non istruttive. Gli approfondimenti interminabili, i talk shows innumerevoli con virologi ospiti, le disamine puntigliose di questioni inadatte al grande pubblico (biologiche, immunologiche, farmaceutiche) sono volute dai media secondo quella che è la logica tradizionale dei media: c’è una notizia bomba, evisceriamola in ogni suo minimo particolare, trattiamola millimetro per millimetro. Ma anche: sfruttiamola. Il covid terrorizza e interessa moltissimo il pubblico, dunque fa audience. A noi sembra che da marzo 2020 fino a dicembre 2020/gennaio-marzo 2021, quando fecero la loro vistosissima comparsa sulla scena i vaccini, la logica comunicazionale sul covid in Italia fosse prevalentemente quella classica dei media, appena indicata: buttarsi a capofitto sulla più sensazionale delle notizie, realizzando ascolti che, in quanto soprattutto a tenuta nel tempo, sono stati record. Molto lontani, quindi, da una circoscritta campagna informativa ed educativa (il contrario, questa, per sua natura, del sensazionalismo), i media hanno avviato la sovraeccitazione delle psicologie descritta nella prima parte e, dunque, il conflitto civile. I media che fanno i media classici, ovvero cercano in tutti i modi di fare audience e tenere il pubblico avvinghiato a essi, ipnotizzato dinanzi alla TV, hanno colposamente – non con dolo, forse – prodotto il conflitto. È la circostanza del non avere cambiato metodi di comunicazione in una situazione di così allargata emergenza, del non avere messo a punto una strategia divulgativa speciale, non avere attivato una modalità eccezionale di funzionamento della informazione di massa, che si limitasse alla istruzione del popolo, ad avere creato e alimentato il conflitto civile in Italia.
La nostra tesi rappresenta, per certi versi, l’esatto contrario di una tesi perfettamente complottista. Secondo quest’ultima esisterebbe un preciso disegno precostituito di come i media dovessero trattare il covid, una strategia messa dettagliatamente a punto prima dell’esplosione della “notizia covid”, un piano stilato nei dettagli da parte di entità “potenti”, variamente definite/individuate, a fini prestabiliti di condizionamento più o meno malefico di intere popolazioni. Questo prevedrebbe una complessa concertazione di molti soggetti e poteri a più livelli (politica nazionale, media nazionali e internazionali, organi politici sovranazionali), nella quale precisi metodi e canovacci precostituiti di comunicazione di massa avrebbero un ruolo indispensabile. Nella nostra ipotesi si tratta esattamente del contrario: la libertà del singolo comunicatore/informatore di massa di trattare il covid come una qualunque altra notizia, cioè sfruttandone al massimo le potenzialità sensazionali di catalizzatore dell’attenzione dello spettatore, moltiplicata per i numerosissimi comunicatori attivi (network televisivi, social, giornali), ha avviato un processo comunicazionale-conoscitivo-psicologico che, almeno nel pubblico italiano, ha creato il conflitto. Dall’ottica complottista, comunque, si potrebbe sostenere che proprio questa modalità di comunicazione divisiva sia stata progettata ad hoc. Non abbiamo prove a discapito, ma la necessaria coesione e sincronizzazione precostituita tra innumerevoli soggetti in atto ci sembra molto più improbabile della dinamica da noi indicata, basata sul contrario: la totale assenza di progettazione nella trattazione mediatica della emergenza mondiale covid al suo apparire, quantomeno in Italia.