Pubblicazione n. 11
Governo Conte
Abbiamo detto dei media. Ma qual è stato il ruolo comunicazionale dei due governi che finora hanno gestito l’emergenza in Italia, in particolare in merito alla genesi dello scontro civile?
A nostro parere esistono, intanto, due diverse fasi all’interno del Governo Conte, il primo che si misurò con l’arrivo del virus nel nostro Paese. Dal momento del famoso lockdown generale (marzo 2020) fino all’inizio dell’estate 2020, quel governo ebbe agli occhi degli italiani, come abbiamo visto su, una capacità esecutiva mai realizzata prima. Il Presidente Conte andava in TV a reti unificate a prendersi in modo straordinariamente diretto la responsabilità personale non solo politica (DPCM) ma anche mediatica della chiusura di tutto il Paese, e dei controlli massicci a tappeto – un assoluto inedito – dell’intero territorio nazionale. Una cosa mai vista nell’epoca della Repubblica in termini di presa di responsabilità di un singolo uomo al potere: si deve risalire, in Italia, a Mussolini che annuncia l’arrivo delle “decisioni irrevocabili” a Piazza Venezia. Questo terribilmente forte atto di responsabilità politica di Conte piacque moltissimo agli italiani. Abbiamo indicato in apertura la “sbandata” che il popolo (ma sarebbe meglio dire qui il pubblico) ha vissuto nel 2020 per i governi autoritari. Un così forte atto politico e mediatico insieme attirò la gran parte dell’attenzione del pubblico. In quella fase gli italiani, sebbene inizi la loro eccitazione psicologica che in seguito li porterà a dividersi, sono molto uniti: cantano dai balconi, si fanno forza a vicenda, dedicano odi e quadri agli “angeli” (medici e infermieri) delle terapie intensive, si commuovono tutti dinanzi alle colonne di mezzi militari che a Bergamo trasportano cadaveri. Conte è in quel frangente un dittatore amato dal suo popolo, che lo tiene unito. In questa fase il potere politico, esercitato in questo modo talmente personale e personalmente mediatico da Conte, prevale sulle già attive continue stimolazioni psicologiche irritanti che promanano dai media.
Conte, tuttavia, cerca continuamente, e la manifesta al pubblico, la stampella della scienza rappresentata dall’organo che improvvisamente diviene un’importantissima autorità nazionale: il CTS. Più volte il Presidente del Consiglio afferma a reti unificate, dinanzi a un pubblico concentratissimo, che le sue decisioni sono subordinate alla scienza, e che la scienza è rappresentata dal CTS (Comitato Tecnico Scientifico). Conte lo fa in perfetta buona fede: vuole dire che lui non ha la piena responsabilità di misure che riguardano temi infettivi ed epidemiologici, questi riguardano gli esperti del settore, lui non se ne vuole prendere la totale responsabilità perché non è uno specialista, è “solo” un politico. Ma ciò che arriva al pubblico è che il CTS è un organo sì scientifico, ma che prende decisioni esecutive, politiche: queste riguardano l’intera vita quotidiana degli italiani, l’economia di tutto il Paese (con la chiusura delle attività), incidono sulle relazioni personali (es. vedere o meno i congiunti e i “non congiunti”), addirittura viene messo sotto controllo il passeggiare degli individui. Gli italiani non hanno mai percepito un’autorità più politica di questa, ed essa include pesantemente, per precisa indicazione di Conte, il CTS, quindi la scienza. Essa, la scienza, sottoposta a questo filtro, a questo trattamento comunicativo mediatico, il quale prevede come pubblico un’intera popolazione concentratissima, e come argomenti temi politici, etici, civici, oltre che davvero scientifici (ovvero infettivologici ed epidemiologici), inizia a trasformarsi in “scienza”: ovvero quel mostro composito di informazioni mediatiche non sistematizzate epistemologicamente che abbiamo su indicato. Conte battezza sì la “scienza”, la versione di scienza degradata mediaticamente, ma la sua personale fortissima presenza politica e scenica in una prima fase fa ad essa da potente contraltare. Lo scontro civile durante la primavera 2020 è ancora lontano: Conte tiene unito il popolo con la sua immagine di coraggioso condottiero. L’intera vicenda, inoltre, è ancora agli inizi: le evoluzioni del dibattitto scientifico mediatico, consistenti nei tanti errori, dietrofront e contraddizioni che avvieranno il conflitto sono ancora da venire.
La seconda fase del Governo Conte si apre all’inizio dell’estate 2020. La prima ondata italiana che ha mortificato in modo micidiale alcuni territori del nord Italia, Bergamo in particolare, è scemata. A posteriori, rispetto alla ripresa e diffusione che si vedrà durante il 2021 su tutto il territorio nazionale, si sarà trattato di numeri a paragone contenutissimi. Il lockdown è finito, la gente torna a ritmi e abitudini usuali, si getta nell’estate senza troppe remore. Arriva il tramonto, in sintesi, del governo autoritario, è finita l’epoca delle misure eccezionali. Il clima di guerra dei tre mesi precedenti, lo stare chiusi in casa, le file interminabili al supermercato infagottati in cappotti, guanti e mascherine, la concentrazione eccitata per le comunicazioni dei DPCM di Conte a reti unificate, tutto questo va spegnendosi. È da questo momento in poi che i media surclassano la politica in termini di attenzione da parte del pubblico. Un emblema da noi già ricordato è la famosa disputa tra il virologo di “Sinistra” (Galli) pessimista e quello di “Destra” (Zangrillo) ottimista. L’attenuarsi dell’emergenza fa ridurre le apparizioni eccezionali di Conte e dunque la sua presa, la sua importanza, la sua autorità agli occhi del pubblico. L’estate del 2020 è la data di nascita del conflitto civile indotto dai media. Interminabili sono le accuse reciproche tra virologi, così come nel popolo tra “prudentisti” che additano assembramenti irresponsabili, in assenza di mascherine, con continue foto inquisitorie postate sui social, e “legalisti” che si oppongono affermando che tutto ciò che non è vietato è lecito. È il momento della diatriba a sfondo moralistico sulle discoteche (in particolare la vicenda Briatore/Billionaire). Il governo passa in secondo piano. E all’inizio dell’autunno, al comparire della già annunciata seconda ondata, la sua autorevolezza crolla drasticamente agli occhi degli italiani: è evidente a tutti, e lo ammette Conte stesso, che nulla di effettivo è stato fatto dal governo per affrontare con un armamentario più efficace la drammatica risalita dei contagi. Si infiammano campagne mediatiche irrisorie del governo, si pensi alla questione dei banchi a rotelle per le scuole. Questo crollo dell’autorità di Conte fa sì che tutta la scena sia occupata dalla febbrile, maniacale iperattività dei media, con le loro accese polemiche, gli interminabili dibattiti, gli appassionati scontri, gli interessanti approfondimenti, le necessarie eviscerazioni, le approfondite inchieste, gl’instancabili inviati speciali. I media prevalgono nettamente sul potere politico.
Il Governo Conte, pertanto, a nostro avviso, ha favorito il conflitto civile solo passivamente, in modo indiretto: passando bruscamente da venerato governo autoritario, consolidatosi nell’emergenza della primavera 2020, a solito pastrocchio politico di palazzo all’italiana, inefficace, dell’estate 2020, quando lascia tutto lo spazio ai mezzi di comunicazione di massa. La figura unificatrice di Conte sparisce e hanno larga mano i media divisivi secondo il meccanismo descritto.