“Per mantenere un criterio di equa giustizia rispetto alla circostanza che la scuola è oggi (7 gennaio 2022) in DAD, nonostante il governo abbia già da tempo sospeso gli insegnanti cd no-vax, si passi ora alla fucilazione di questi. A loro domicilio, s’intende, in ottemperanza alla normativa greenpass”.
Questo mio piccolo pezzo di sarcasmo contro il greenpass è stato un post su Facebook, l’ultimo di una serie lunga sei mesi con la quale ho espresso il mio parere fortemente critico sul piano sociale e politico nei confronti del documento “verde” che distingue differenti livelli di cittadinanza in base a un criterio di fatto biologico/burocratico (avere scelto di vaccinarsi più volte). Il post mi è costato la sospensione dal celebre, universale social-network per dieci giorni. I fact-checkers di Facebook, che sarebbero degli osservatori segreti , delle spie, che all’interno del social vigilano e giudicano i contenuti espressi dagli utenti, hanno indicato come “incitante all’odio” la mia satirica boutade, segnalandola (senza alcun avviso a me) alla “centrale”. Facebook, a quel punto, agisce allo stesso tempo da “Tribunale” e “Procura”, cioè emette la “sentenza” e dispone l’esecuzione della “condanna” senza alcuna comunicazione preliminare al “reo”: “Sei sospeso perché il tuo post non rispetta i nostri Standard della Community in merito a “Incitamento all’Odio””. Non esiste per il miliardesimo sperduto utente del colosso di proprietà di Mark Zuckeberg nessuna garanzia in fase di “indagini preliminari”, tantomeno un “processo” che lo veda almeno preventivamente soltanto “imputato”: egli è contemporaneamente “indagato”, “colpevole” e “condannato”.
Si intuisce che il proposito di Facebook in questa sua attività educatrice e censoria sia quello tutto edificante di sbarazzarsi immediatamente di qualunque espressione, di qualsiasi semplice parola letterale possa nell’infinito oceano costituito dai suoi utenti – gran parte dell’umanità – indurre o anche soltanto essere interpretata, a prescindere dalle reali intenzioni dell’autore, come “malefica”. La reale intenzione mia, del mio post, la vera natura del messaggio da me espresso, dalla mia singola personcina pensante, non contano nulla: Facebook forse ha capito che il post è sarcastico, ovvero che vuole significare l’opposto di quello che letteralmente descrive, ma Facebook, in sostanza il signor Zuckeberg, se ne fotte altamente, non ha il minimo interesse di considerare me nella mia realtà. È una questione di misure, di proporzioni: esattamente di quella differenza di dimensioni che esiste tra me e un colosso globale come Facebook. Esso individua rapidamente e censura qualunque parola o frase sia su un piano anche solo prettamente linguistico violenta: nel sovrastante caso del mio post basta “si passi ora alla fucilazione”.
Questa attività pedagogica della collettività mondiale, questa edificante selezione censoria applicata a contrasto della diffusione dell’odio e del male sul pianeta, ha un suo Libro, che include sia il “Codice Penale” di Facebook, diciamo l’elenco dei “delitti”, che la “Procedura Penale” per perseguirli: gli Standard della Community. Facebook in realtà ha ragione. Ti dice: “Il nostro è un club gestito da una ristretta cerchia che ne è proprietaria, trattasi di una società privata. Ogni club privato ha il suo regolamento. Quando hai scelto di entrare a far parte del nostro club privato hai implicitamente accettato il nostro “Codice dei Delitti e della Procedura Penale”, ovvero gli Standard della Community. Hai quindi sottoscritto un contratto: se infrangi gli Standard della Community tradisci il contratto e dunque noi possiamo buttarti fuori dal club. Attenzione: il contratto prevede che siamo noi a decidere quando, se e come tu infrangi il Codice, e come devi essere punito. C’è scritto nel Codice!”.
Facebook, dunque, ha ragione. È in regola. Applica la sua legge. Se non la condividi mica qualcuno ti mette in carcere, semplicemente vieni escluso dal club.
Il club privato Facebook, di proprietà del sig. Mark Zuckeberg, è infinitamente più influente della maggior parte degli stati del mondo. Certamente enormemente più esteso di qualunque stato del mondo. Raggiunge il singolo individuo con una rapidità e una precisione incomparabile a qualunque mezzo utilizzato da un qualsiasi stato del mondo. Facebook in un certo senso è il mondo sotto forma di club privato. Un club privato grande quanto il mondo condiziona l’umanità, c’è poco da fare. Con una iperbole possiamo dire che più il club privato coincide con il mondo, più non farne parte significa che non appartieni al mondo. Il club privato Facebook, grande quanto il mondo, e il cui regolamento interno viene via via a coincidere sempre più con le regole del mondo, non appartiene all’umanità intera, non ha un CDA/Parlamento eletto dagli abitanti del pianeta Terra, le sue leggi non sono prodotte da un organo rappresentativo dei popoli del mondo. Facebook non è minimamente democratico, è un’azienda privata. Un’azienda privata grande quanto il mondo, e il suo capitalista proprietario, esercitano la censura sul pensiero dell’umanità. Il signor Zuckeberg è, in quest’ottica, il pedagogo del mondo.
Siamo tutti sicuri che il signor Zuckeberg e i suoi tanti collaboratori siano persone a modo, civili e gentili, ci mancherebbe. Siamo certi della specchiatezza adamantina delle loro intenzioni, volte a un’etica sempre più evoluta, e non dubitiamo della perfezione delle loro onniscienti competenze. Ma non si può non vedere un problema di rapporto fra dimensioni: un club privato è definibile come tale se esso rimane una cellula, una parte infinitesima di un ampio ordinamento sociale-politico-giuridico, ovvero di uno Stato, se mantiene la dimensione di una minima parte di questo. Il regolamento interno di un club privato, sebbene contrattato tra il gestore del club e i soci, non può in nessun modo violare o sovrastare le leggi di quello stato. Nessun club privato, ad esempio, può esercitare la tortura al suo interno solo perché i soci la hanno accettata da regolamento condiviso. Un club privato resta tale finché il suo funzionamento, e soprattutto la sua dimensione e influenza su una nazione, non sovrastino l’influenza delle leggi e istituzioni stesse di quella nazione.
Un club privato grande quanto il mondo educa il mondo secondo i metodi educativi preferiti dal proprietario del club privato. Al proprietario, ad esempio, non è mai piaciuto il sarcasmo, lo trova ambiguo. Il sarcasmo in effetti ha nella sua stessa natura la doppiezza, l’ambiguità: esso non è un tono adatto all’educazione del popolo, di uno sconfinato pubblico, perché si immagina che solo una ristretta percentuale di quella enorme massa di persone abbia gli strumenti cognitivi per individuare la doppiezza del messaggio. Così l’ironia: è per definizione ambigua. Facebook non ammette ambiguità: così, senza nessuna remora o garanzia per il suo utente ironico, utilizzando le sue segrete spie e il suo solerte “Tribunale/Procura” lo censura. Non ha nessuna minima importanza il fatto che le leggi dello Stato nel quale il gesto sarcastico o ironico si è consumato non includano ovviamente questo gesto come illegale. Facebook è un club privato, non pretende di sostituirsi allo Stato. Lo fa direttamente, di fatto, per dimensione, senza pretendere di farlo, e lo fa a fin di bene, per salvare il mondo dall’odio!
L’utente originariamente ironico a cui Facebook ha comminato una pena che non sia l’espulsione definitiva viene messo dinanzi a un ultimatum: “O cambi registro, sostituendo quello ironico con uno che noi approviamo, o ti buttiamo fuori dal nostro club privato. Mica ti arrestiamo!”. Ma siccome il club corrisponde col mondo, lo sperduto utente magari non se la sente di alienarsi dal resto dei suoi simili, e decide di aderire all’edificante proposta di stile e pensiero offertagli. Ecco che immaginando questo esempio moltiplicato per un numero proporzionato all’immensa clientela di Facebook, gran parte dell’umanità, si ottiene la scomparsa del sarcasmo e dell’ironia dall’umanità. Avviene così, senza pretese tiranniche e ispirandosi alle più corrette intenzioni di un’etica sempre più attentamente e progressivamente inclusiva, che Facebook decide cosa è ammesso e cosa no nel bagaglio del pensiero dell’umanità. Si realizza la condizione nella quale un privato detiene l’educazione e la censura del pensiero del mondo. Durante tutto il Novecento il capitalismo si vantò di essere l’unico forte baluardo opposto ai totalitarismi ideologici e, di fatto, li sconfisse. Oggi sembrerebbe che rubò invece loro l’identità. Facebook che orienta il pensiero dell’umanità è un perfetto esempio di capitalismo totalitario. Il capitalista come monarca assoluto del mondo.